mercoledì 27 giugno 2012

Harry Potter e la maledizione Vertigo

Antefatto

Alla fine degli anni '80 un gruppo di autori britannici sconvolse completamente il mondo dei comics. Epicentro di questo terremoto la revisione di Swamp Thing realizzata da Alan Moore. Da quelle pagine nacque un altro personaggio, John Constantine, destinato a diventare a sua volta il perno e il volto più conosciuto del nascente "universo Vertigo", che nei vent'anni successivi diventerà marchio di fabbrica del miglior "fumetto adulto" occidentale. Le vicende del mago inglese innamorato della birra e delle Silk cut sono state  raccontate da tutti i più grandi: Warren Ellis, Garth Ennis, Jamie Delano, per limitarsi agli autori del Regno Unito che poi hanno dato il meglio altrove, ma che hanno costruito il loro stile  tagliente grazie alla cattiveria "obbligatoria" sulle pagine di Hellbalzer

Da Hellblazer 63: Ennis-Dillon fanno materializzaere Swampy da un broccolo



Due maghi di troppo
Ma costruire il pantheon dell'universo vertigo è stato Neil Gaiman. Morfeo/sandman e' il vero centro di gravità intorno al quale la Dc ha costruito l'identita della sua casa editrice di "qualità".  I disfunzionali eterni fratelli di Sandman sono gli dei di quel mondo. La miniserie di Death è stato il primo albo nato con il marchio Vertigo. La reinterpretazione di Lucifero di Gaiman e' diventata una serie a  nelle mani Mike Carey. Mentre l'editor Karen Berger lavorava per dare una certa coerenza alle varie testate, gli sceneggiatori si sfidavano cercando di imporre la propria visione su tutto: personaggi, funzionamento dei superpoteri e della magia, le minacce della società, l'importanza di dio e della fede. Una bella tensione creativa che porto' alla nascita di Timothy Hunter, un introverso dodicenne inglese destinato ad essere il piu' potente mago d mondo. La somiglianza fisica (occhiali e cicatrici) la storia familiare (genitori assenti e padre biologico scoperti in seguito) hanno sollevato più di un dubbio sull'orginalita della creazione della Rawlings. Tra l'altro, la miniserie originale di Books of magic è uno dei rari casi in cui Gaiman utilizza John Constantine. Un incontro inconsueto e una pietra miliare del fumetto americano

 Fair play
 Gaiman ha spiegato ufficialmente ormai diversi anni fa di non sentirsi plagiato dal lavoro della Rowlings anche se i fan la pensano diversamente. Il primo libro della Pottersaga è datato 1997, quello di Hunter 1990 e nel 1997 la serie già volgeva verso una conclusione non all'altezza delle premesse. Gaiman sottolinea come la somiglianza fisica dei due protagonisti, e persino il comune destino sono solo elementi superficiali, idee di partenza (e neanche troppo originali visto che secondo lui entrambi hanno copiato dal ciclo arturiano di TH White). Agli occhi di un autore come Gaiman conta molto di più il fatto che le due idee siano state  sviluppate in un modo opposto. La magia di Hunter è dolore e sacrificio, patti con il diavolo e conoscenza della parte nera della propria anima. In Potter è qualcosa di più simile all'energia elettrica, facilita la vita dei maghi, un potere sfruttato in maniera così  poco "fantastica" da aver ricreato un mondo del tutto identico ai babbani con tanto di ministero, classi sociali, sport di massa. In Books of magic ci sono universi paralleli, versioni alterate dei protagonisti, le percezioni che diventano leggi fisiche.


Retrospettive
Però, qualcosa che è rimasto in sospeso, Mike Carey è tornato sul luogo del delitto con Unwritten, in cui protagonista è apertamente un clone di Harry potter, Tommy Tailor, oggetto di culto da parte di milioni di fan che, come nella realtà, si crogiolano nell'illusione e nel desiderio che il mondo di fantasia possa essere reale. Ne fa le spese Tom Tailor persona reale e figlio dello scomparso autore della saga sul maghetto che invece è lo sfondo di Unwritten. Carey ha ben altro in mente che non "regolare i conti" con la Rawlings attraverso una parodia. La Pottermania è una metafora accessibile e facilmente comprensibile per il vero obiettivo del fumetto. Unwritten (il cui numero 5, con protagonista Rudyard Kipling, è una delle migliori storie singole del decennio) vuole rispondere ad una domanda colossale: A cosa servono le storie inventate? Perchè gli esseri umani hanno così bisogno di crearle, ascoltarle e soprattutto crederci?
Non ci crederete, ma Potter è in questa copertina

La vendetta del mago 
 Gaiman e Carey hanno dimostrato che loro giocano in una categoria diversa. L'autrice scozzese ha creato un bella storia di avventura in cui il fantastico è solo uno strumento del mestiere, un abbellimento per tenere alta l'attenzione. Quello che a lei non interessa è invece l'ossessione creativa degli uomini vertigo: un fantastico originale, ambizioso, coerente che dica qualcosa sulle quella qualità tutta umana che è la necessità di "creare" o "subcreare" questa ed altre realtà. Troppo intelletualoide? A chiudere il cerchio con poca grazia e tanta forza ci ha pensato chi mago lo è davvero, Alan Moore. Maledetta la Vertigo e tutta la DC per aver rubato i suoi personaggi, continua a rubare quelli degli altri (di solito migliorandoli) nel suo League of Extraordinary Gentlemen. L'ultimo ambientato nel 2009 si occupa anche di Harold Potter, di Hogwarts e di tutto il resto (con sommo sprezzo del pericolo chiamato Copyright). Troppo facile ribaltare l'eroe beniamino di tutti in un cattivissimo anticristo, ma per Moore è la giusta pena per il crimine più grande del nostro maghetto: essere banale.

lunedì 11 giugno 2012

Una nuova golden age

Il sito comichron,  bibbia delle statistica di vendita dei fumetti americani, ha sancito che maggio è stato il miglior mese del "secolo" con vendite vicine ai 45 milioni di dollari. Per arrivare a record simili bisogna tornare al 1993 (tutto al lordo dell'inflazione). E' sotto tutti i punti di vista un risultato straordinario, considerando che nello stesso periodo le fumetterie in America si sono ridotte di quasi il 70%.

I comics tornano mainstream, grazie ai successi delle trasposizioni televisive e cinematografiche delle idee più popolari. Le classifiche di maggio parlano chiaro con gli Avengers e The walking dead a dominare i comic book e i paperback. C'è speranza che con l'uscita del terzo Batman di Nolan in estate e l'apporto dei reboot Dc il 2012 diventi il miglior anno per l'industria dagli anni 80

Il fatto che si vendano più fumetti (e a prezzi più a alti) non sempre è visto dagli appassionati come un fatto positivo: qualità media più bassa, aumento dei "progetti fotocopia" o guidati dal merchandising, l'arrivo della speculazione attraverso le variant cover e le tirature limitate. Ho sempre trovato queste affermazioni veramente idiote, sbagliate dal punto di vista economico e soprattutto incoerenti se pronunciate da chi afferma di amare questa forma d'arte.

Il boom precedente, quello del 92-93, fu alimentato dalla nascita della Image e dall'evento della "Morte di Superman". Sento tuttora critiche alla Image, colpevole di aver alimentato la parte più "superficiale" della produzione supereroistica. Dopo vent'anni è ancora lì a finanziare i miglior progetti indipendenti su piazza (Walking dead, ma anche Saga e Manhattan project)

La verità è che più soldi girano nell'industria e più gente ha speranza di lavorare nel settore e, meglio ancora, realizzare i propri progetti. Da questo punto di vista questa è davvero l'età dell'oro: tante case editrici e non il duopolio di Marvel-Dc che spesso ha imbrigliato i grandi talenti del passato. Figure di Autori-imprenditori che dotatissimi sul fronte creativo hanno anche il fiuto e il coraggio di lanciarsi in  iniziative nuove e muovere idee e capitali (Jim Lee, Mark Millar, Todd Mcfarlane).

Un disegnatore mediamente affermato al giorno d'oggi può lavorare contemporaneamente per una grande casa, far uscire un personaggio di sua proprietà per Boom o Dynamite e cercarsi nuovi progetti verso i concorrenti. Un esordiente può farsi le ossa sulle tante testate da 5-10000 copie al mese o lanciare una raccolta fondi su Kickstarter per un progetto tanto innovativo da spaventare tutti gli altri editori.

Dall'altra parte, e questa è una vera novità, c'è un pubblico potenzialmente più grande se i geeks che si recano ogni settimana in fumetteria sono sempre gli stessi ( e sempre più vecchi), il grande pubblico dai 15ai 50 anni ha perso gran parte dei pregiudizi sul fatto che i comics possano avere qualcosa di veramente interessante, originale e divertente da mostrare, basta trovarsi il proprio pubblico.
Pare proprio che stiamo vincendo la guerra.