lunedì 22 ottobre 2012

Come invecchia male Blame!

Quando uscì nel '98, e ancor più quando arrivò l'edizione italiana due anni dopo, Blame! sembrò davvero qualcosa di veramente nuovo. Il suo autore Tsutomu Nihei era il più promettente tra la pattuglia di "nuovi talenti" che si sono affacciati alla ribalta all'inizio degli anni '90 (Obata, Oku, Taguchi per citare i più acclamati nel genere )

La forza di Blame! era quella di affrontare uno dei topos più forti del fumetto giapponese, la fantascienza, riprendendone i capisaldi tematici e mostrando di avere qualcosa di nuovo da dire. Per chi ha letto Akira, Gundam, Planetes, persino l'adoloscenziale Evangelion, prendere in mano Blame! significa riaprire antiche riflessioni: il rapporto macchina-corpo umano, la società che perde di senso per eccesso di evoluzione tecnologica, la domanda ultima su cosa sia "l'umanità" o l'anima nel momento in cui robot, connessioni reticolari e nanotecnologia rendono le distinzioni sempre più labili.



In più, e in questo c'è un ulteriore punto di contatto con Akira, l'aspirante architetto Nihei era un autore più globale, lo stile manga era molto mediato dall'influenze dello svizzero Giger e da una cinematografia americana di Cameron e Scott. I lavori per la Marvel sembravano incoronarlo il primo grande "disegnatore dei due mondi" in grado non solo di piacere su tutte e due le sponde del Pacifico, ma di essere padrone di uno stile esattamente a metà tra le due influenze

Dopo oltre dieci anni di carriera le potenzialità dell'autore sono rimaste nella mente dei critici e degli appassionati, lo stile di Nihei è diventato più semplice ma meno suggestivo. L'edizione di lusso di Blame, completata tra fine 2011 e inizio 2012, è l'occasione per una sorta di critica retrospettiva. E devo dire che le tavole ingrandite del nuovo formato e la rilettura puntuale delle avventure di Killy sono un'altra delusione. Blame è invecchiato male, le incertezze grafiche dell'autore, specie nel primo volume,  sono ancor più evidenti, appena compensate da tavole ancora di assoluto impatto. La trama non regge il confronto con i classici a cui era stato accostato al momento della pubblicazione.  Auguriamo a Nihei che il prossimo decennio sia quello della piena esplosione artistica.


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