David Mazzucchelli è il campione degli amanti del fumetto, nel senso più letterale del termine. Un artista impostosi nel mainstream (Daredevil e Batman anno uno) che ha poi scelto di portare la sua arte e la nostra passione verso lande sconosciute, sperimentando quello che il mezzo e il suo talento personale poteva dare di nuovo. Introduzione pomposa per dire che ho letto (2 volte) in 48 ore Asterios Polyp, (da noi edito da Coconino press). Un'opera che ha avuto una gestazione di circa 10 anni e nonostante questo appare clamorosamente innovativa.
Racconta una storia abbastanza lineare: un professore universitario snob e misantropo viene "benedetto" dall'incendio del suo appartamento che lo costringe a ricostruirsi e capire cosa davvero è importante nella vita. Una storia molto "anni 90", sul senso delle piccole e grandi cose che ricorda un po' quel capolavoro televisivo di Northern exposure (da noi Un medico tra gli orsi). Si parla di auto, famiglia, soprannaturale, amore, Dio e dell'indifferenza dell'universo nei nostri confronti.
La risposta è relativista, ma senza disperazione. Il finale è semplicemente perfetto, una "trovata" in grado di far esplodere un impulso che ti accompagna per tutta la lettura: spiegare, approfondire, dire la tua opinione.
Insomma un libro che sarebbe piaciuto al "giovane" Holden Caulfield: "Uno di quelli che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira"
Ma la vera originalità sta nel linguaggio. Asterios è un grande fumetto senza rientrare nelle due grandi categorie con cui si etichettano i capolavori. I più intellettuali dicono che i fumetti al loro meglio sono "letteratura disegnata", un po' fuori moda è l'espressione di "cinema su carta", mai appartenuta all'estetica anglosassone e molto più, seppur in modi diversi, ai manga e ai fumetti popolari italiano e argentino. La narrazione di Mazzucchelli è "stereo" con le immagini e le parole che viaggiano in parallelo. Le dissonanze servono proprio a esaltare alcuni concetti. Un uso più moderno del vecchio parallelismo didascalie-immagini della golden age in cui la didascalia spiegava, con dovizia di aggettivi, la scena sottostante. Agli occhi di noi lettori del 21 secolo quel meccanismo è melodrammatico e ridondante, ma nella versione Mazzucchelli rende ottimamente la distanza tra la percezione del personaggio e la realtà o tra le sue parole e i suoi pensieri. Altri elementi nuovi sono l'uso di simboli matematici, frecce, lettere di alfabeti e pittogrammi come codice comunicativo ibrido tra i disegni e le parole. L'uso della tavola è a dir poco libero, senza griglie prefissate e uso diffuso degli spazi vuoti. Scelta perfetta per quello che un lungo e ineguale flusso di coscienza che cattura il lettore
Al quarto paragrafo devo precisare che Asterios è una lettura scorrevole, dove gli eventi si rincorrono con armonia e leggerezza. Bello in senso pieno anche per chi non coglie tutti gli aspetti metafumettistici.
E' l'opera ideale da prestare a qualcuno che non è interessato ai fumetti per dimostrargli quanto sanno essere intelligenti e intriganti. E soprattutto inimitabili, l'esatto contrario di quel "parente povero" di film e romanzi che la maggioranza delle persone crede.
Sono convinto che Mazzucchelli (con Spiegelmann e pochi altri) sia uno dei pochi autori in grado di "farci fare bella figura" ovunque. Come suggerisce il titolo del post, è un'ambasciatore ideale. Anzi meglio: è l'ideale campione da lanciare in qualsiasi disfida culturale. Anche se l'antica questione su quali siano i modi giusti di allargare la cerchia degli estimatori, ritornello di mille dibattiti in rete e nelle fiere, mi appassiona molto meno di un tempo, per molti versi lo considero superato.
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