Merito soprattutto degli autori. Gipi, il più vecchio dei tre (classe 65), ha accettato di buon grado il ruolo di “zio buffo”, ed ha allietato la platea con gli aneddoti dei suoi esordi di Graphic journalist per Cuore. Folla in tripudio al racconto di come a Scampia sia finito in balia di una banda di minidelinquenti e ci abbia lasciato un orecchio. In realtà tutti, soprattutto dietro il tavolo, sapevano che l’unico vero artista presente era lui e Recchioni e Zero lo hanno rimarcato con ammirazione sincera. Da lettore temevo che Gipi fosse perso, rapito definitivamente dalle sirene del cinema, per fortuna non è così: il ragazzo pensa e racconta (a volte parla persino) ancora a fumetti.
Roberto Recchioni partiva svantaggiato, il meno conosciuto dei tre, almeno per un pubblico di lettori casuali e non di geek da convention, ma era quello con più cose da dire e lo ha fatto con il suo solito piglio: opinioni nette, ruvide, spesso contestabili, ma sempre intelligenti. Mi ricorda il primo Sgarbi ;-P. Peraltro Recchioni, evidentemente reduce da mesi di riunioni in Bonelli, ha spesso preso il punto di vista dell’editore, ha parlato di modelli economici, di copie vendute, visibilità. Direi che gli piace un casino atteggiarsi da “portavoce della Bonelli” come dice lui, anche se poi esprime delle opinioni parecchio eterodosse rispetto all’editore milanese. Non ha detto l’unica frase che mi premeva: “E’ vero ho ucciso John Doe, ma ero giovane, inesperto, avevo bisogno di soldi, mi si era allagata casa, avevounconflittoirrisoltoconmiopadreenonciavevoisoldiperlanalista, LE CAVALLETTE ! Stragiuro che non farò gli stessi errori con Dylan Dog”. Rimango in attesa
Zerocalcare ha passato un anno a sentirsi dire che è un fenomeno, o meglio “il” fenomeno, glielo urlano i dati delle vendite, i like su Facebook, e un numero spropositato di colleghi. Lui è ancora convinto che sia tutto un equivoco, anche a Firenze si guardava intorno come se da un momento all’altro l’incantesimo dovesse rompersi e di colpo qualcuno potesse alzarsi e dire: “Ma che ci fa quello sfigato da centro sociale con dei professionisti?”. Il fatto che per buoni 10 minuti abbia piovuto dal lato di Valtorta e ci fosse il sole dal suo ha sicuramente rafforzato la convinzione godere in un momento di innaturale grazia (che pagherà pesantemente). Sono sicuro che la vivrebbe come una liberazione, per ora godiamocelo e speriamo che un sano pragmatismo di periferia tenga lontani certi propositi come “il voler usare tanta visibilità per argomenti più seri” come ha ammesso gli succede di pensare.
La formula ha funzionato , persone diversissime che popolano lo stesso mondo, che hanno qualcosa d’interessante da dire. Una sorta di jam session fumettistica in grado di reggere palcoscenici fuori dalle solite riserve indiane delle fiere del fumetto. Anzi mi è sembrato nei tre ci sia la voglia di uscire più spesso da quei recinti visto che tra cosplayer, videogiochi e bancarelle di noccioline, gli autori spariscono sempre più nelle mostre-mercato.
Sarà che sono di Repubblica ed ero a Repubblica delle Idee, ma mi è venuta un’idea. Una bella “non fiera” del fumetto. Ormai nell’ambiente ci sono abbastanza teste pensanti e gli ingredienti giusti. Editori/autori illuminati come Makkox o Igort. Artisti veri come Gipi, Fior e Frezzato. Nomi di portata internazionale come Camuncoli, Carnevale, Francavilla, Simone Bianchi. Star straniere che bazzicano volentieri in Italia (Bermejo, Jim Lee, David Lloyd). Mostri sacri da omaggiare come Giardino, Sclavi, Liberatore. Una tre giorni dove si vende poco e si chiacchiera e disegna tanto (cioè tipo Angouleme). Non deve essere per forza una serie di pallose tavole rotonde (e Firenze lo ha dimostrato). Io penso che mi divertirei a sentire un dibattito tra Lupoi e Recchioni sulle lotta per lo spazio in edicola e l’invasione dei fumetti stranieri in Italia. Igort che ricorda il gruppo Valvoline. Makkox (magari con un comico di professione) che parla della satira al tempo di Facebook e così via....
Un sogno....
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