lunedì 14 aprile 2014

Comixology diventa grande

Si viene a creare una nuova interessante simmetria ora che Comixology è stata comprata da Amazon. Marvel alla Disney, Dc alla Warner e ora il più grande distributore digitale finisce nelle grinfie del più grande venditore on line. I fumetti giocano nella serie A dello show business. D’altronde, guardando l’operazione con occhio distaccato, si nota che il quasi monopolio dei comics digitali domina da diversi mesi l’Apple store nella classifica delle app più remunerative. Considerando la concorrenza dei grandi gruppi di videogames, delle aziende editoriali classiche e delle software house, questo è un risultato di assoluto valore.

Ma naturalmente l’attenzione è tutta concentrata sugli effetti per il nostro piccolo mondo di uomini in calzamaglia e mondi paralleli. Il successo di Comixology è frutto di una tecnologia che funziona (personalmente ho più di mille comics comprati in circa tre anni e mai sperimentato un solo problema tecnico), una politica di prezzi molto aggressiva e un catalogo sterminato.

Solo la prima caratteristica è merito della società . Le altre due sono invece figlie delle politiche degli editori che, quasi all’unisono e senza ripensamenti, hanno deciso di spingere le vendite delle versioni digitali dei loro fumetti: uscite in contemporanea, edizioni “only digital” e clamorose vendite in saldo di materiale d’archivio. Pensate che rivoluzione l'accesso immediato a 99 centesimi per comic book si vendevano a decine (se non centinaia) di dollari nei negozi o nelle aste on line. Senza contare il tempo risparmiato nella ricerca di tutti i numeri di una miniserie o delle prime opere di un disegnatore, senza temere che diventino irreperibili.

I miei datori di lavoro, gli editori di giornali, continuano a chiedersi da un decennio quanto investire su Internet e quanto la rete “cannibalizzi” il prodotto cartaceo. Nessuno di loro ha prodotto un modello credibile, e il settore non brilla per collaborazione e scelte condivise. Invece nel loro piccolo i comics publisher hanno scelto una piattaforma unitaria e investito pesantemente su di essa. Il loro segreto? Coraggio e calcolo.

Il fatto che Comixology fosse un’emanazione del distributore principale per le fumetterie, la Diamonds, ha fatto sì che tutti si sentissero garantiti. Gli editori non temevano che il distributore li schiacciasse forte di un equilibrio consolidato sulle distribuzioni cartacee. Le fumetterie hanno, seppur con qualche remora, confidato che il venditore digitale non avrebbe penalizzato la principale fonte di ricavo di Diamonds che rimane la distribuzione tradizionale.

Ha funzionato, Comixology vale poco meno del 20% delle vendite mensili, in una torta che è cresciuta in questi anni. Pur senza dati ufficiali e certificati, gli addetti del settore sottolineano che le vendite internazionali e quelle in aree poco servite dalla rete delle fumetterie a godere del servizio digitale. In pratica la sovrapposizione sarebbe minima e tutti sono contenti.

Con l’avvento di Amazon però le fumetterie hanno capito di doversi preoccupare un po’ di più visto che il nuovo padrone ha interesse a vendere solo on line e ha già con successo decimato le librerie tradizionali. D'altrocanto le fumetterie da tempo si stanno emancipando dalla vendita dei comic book (affare rischiosissimo per via dei margini risicati e della difficoltà di ordinare sempre la quantità giusta di ogni testata). Action figures, magliette, videogames, edizioni di lusso, poster. Le iniziative che tengono unita la comunità locale dei fumettari stanno diventando il vero motivo di esistenza dei negozi. Amazon ci sta facendo fare un passo in più verso un mondo in cui i fumetti ce li scaricheremo sull'Ipad e poi ne andremo a parlare di persona in fumetteria. Cioè l'esatto contrario del mondo attuale, non necessariamente peggiore

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