Dieci anni dopo un altro passo verso l'obsolescenza me lo ha fatto fare la parola "simulcast". Ovvero la fantastica novità per cui serie giapponesi di grido come Silver spoon, Space dandy o Sword art on line vengono proposte in contemporanea con la messa in onda originale. Il tutto è gratuito su popcorn.tv e vvvvid.it. Per chi bazzica criptando la sua nazionalità ci sono i canali manga di Netflix o Crunchyroll (altra cosa che il vero otaku del mio passato avrebbe fatto). Tutto è veramente disponibile all'istante, adattamento perfetto, sonoro e sottotitoli all'altezza, un passo enorme rispetto ai bit torrent e alla classica pirateria (che necessitano di parecchio tempo sul computer) e alle fansub su Youtube.
"Troppo facile". Anzichè ringraziare la tecnologia e il popolo mondiale degli otaku che rende possibile persino a un uomo impegnato godersi serie giapponesi praticamente in tempo reale, mi sono lamentato come un vecchio reduce che rimpiange la guerra.
Però è anche giusto almeno lasciare un'effimera testimonianza dei nostri sforzi di allora, di quando la terra degli anime era una meta lontana, non solo per i chilometri ma soprattutto per le montagne di difficoltà pratiche da superare. Ecco dunque questo catalogo semiserio: Posteri leggete, ridete della nostra sfortuna e piangete pensando alla forza del nostro amore.
Questi si baciano ma sono fratelli, e tutto prima che fosse una delle trame più cliccate su youporn |
La situazione di partenza: eravamo schiavi di sovrani tutt'altro che illuminati. I network privati o la cara mediaset decidevano cosa vedevamo, quando lo vedevamo, la traduzione, l'adattamento, la sigla e tutto il contorno. Se saltavi una puntata decisiva potevi aspettare anni prima di rivederla. Inoltre i cartoni animati erano dei riempitivi: svariati i casi di serie ripartite dall'inizio in attesa di puntate inedite e interrotte subito, o puntate troncate a metà per lasciare spazio a funerali, parate militari, gare di sci, televendite di pentole (e sto citando solo casi realmente accaduti di cui mi ricordo distintamente l'incazzatura provocata).
Più nota la barbarie degli adattamenti, trame stravolte, sesso e parentele dei personaggi scambiati, finali spariti e rimontati. A volte per ignoranza, a volte per semplice sciatteria. La censura del non farli sembrare "troppo giapponesi" teorizzata dall'allora responsabile Mediaset Alessandra Valeri Manera è ormai consegnata alla letteratura e alla storia dei regimi assolutisti
Cercare un'alternativa significava tempo, denaro e una determinazione degna di miglior causa.
Step 1 Quanto è lontano il Giappone
Il primo passo era procurarsi materiale originale, complice anche un cambio particolarmente sfavorevole ai tempi, era tutto costosissimo a partire da viaggio e soggiorno. Dei pochi che avevano l'occasione di andare nel Sol levante pochissimi erano gli anime fan. Sto parlando di 10-20 corrieri utili l'anno per l'intera penisola e tutti con un budget limitato. Poi visto che i gusti erano simili ma la conoscenza del vasto mondo anime era limitata, gli acquisti erano spesso ripetuti. Gundam e Lupin su tutti. In particolare ricordo di aver visto almeno 4 diversi Gundam F91 che per il periodo (film al cinema, appena uscito, una sola videocassetta, nome di richiamo) rappresentava il souvenir perfetto per l'otaku italiano
Poi c'erano gli importatori, a Milano e Bologna (Yamato e Hammer), i cui cataloghi semestrali erano fotocopiati, passati di mano in mano, imparati a memoria come testi sacri, oggetto di infinite revisioni e liste dei desideri su cui si misuravano povertà di mezzi e voglia di scoprire.
Nulla mi ha insegnato la continenza negli acquisti come decidere se una cosa era figa solo sulla base di poche righe di descrizione e cercando di predire se tre-quattro mesi dopo, ricevuto il pacco, avrei ancora voluto averla
Forse la mia copia pirata aveva questa illustrazione |
Step 2 Il supporto non mi supporta
Le nostre televisioni e videoregistratori erano Pal, le loro Ntsc. Scoperta che molti hanno fatto troppo tardi bestemmiando di fronte a immagini in bianco e nero o schermi tagliati a metà. I negozi di elettronica, prima delle fumetterie, sono stati per me punti d'incontro con altri appassionati, gli unici a chiedere particolari modelli multistandard a commessi ignari e spesso spaventati. I più ricchi di noi tagliavano questo problema comprando i laser disc,già praticamente estinti in Europa, ma pienamente usati in Giappone. Oggetti in sè meravigliosi anche per le illustrazioni di contorno, ma erano ingombranti e di scarsa fruibilità. Ho conosciuto persone nelle fiere che hanno comprato laser disc solo per la copertina, se lo sono appesi in camera senza guardarlo mai. Come certe tribù dell'Amazzonia che venerano le bottiglie vuote di Coca Cola
E comunque gli anime sono gli unici laserdisc che si vendono a prezzi decenti su Ebay |
Nessun commento:
Posta un commento