lunedì 20 aprile 2015

Anche in tv ci sarà la seconda stagione di Orfani

Direttamente da Cartoons on the bay Armando Traverso ha lasciato intendere che anche Ringo potrebbe avvere il trattamento "motion comic" e tornare su Rai 4. Ho visto qualche puntata del "fumetto in Tv" di Orfani e devo dire che il risultato era quasi meglio dell'originale che su carta spegneva un po' i colori e aveva qualche debolezza di trama, che invece si sposava bene con i tempi più sincopati della narrazione televisiva
Il regista della prima stagione ne è convinto anzi, in questa intervista all'AdnKronos, si lancia nell'idea di portare anche Tex o Dylan Dog sul piccolo schermo (Mater Morbi a colori non starebbe male, con quelle scenografie deformate e allucinate, così Recchioni è contento).
Interessante anche la disanima generale di Traverso che bazzica la Tv da 30 anni e ha sempre tentato di avvicinare il grande pubblico ai fumetti (con i radiodrammi sui titoli Bonelli ad esempio). Ecco le sue parole:

In Italia il fumetto ha sempre avuto difficoltà a essere riconosciuto come un arte e un mezzo di comunicazione vero e proprio. Ha ancora difficoltà a vedergli riconosciuta la cittadinanza che gli spetterebbe. Noto comunque un'incoraggiante inversione di tendenza per quanto riguarda il fumetto, come dimostra ad esempio Zerocalcare candidato al Premio Strega 2015. Ricordo quando qualche anno fa Sergio Bonelli mi diceva schernendosi un po' che temeva di dover gestire un lento ma inesorabile declino del fumetto. Invece oggi si dovrebbe ricredere perché gode di ottima salute. La stessa Bonelli sta pubblicando cose straordinarie, che si è dotata di un ufficio che gestisce le property e i character per lo sfruttamento dei media assomigliando sempre di più alla Marvel

lunedì 13 aprile 2015

Letture di marzo 3 - Japanzi +1

C'erano Gesù e Budda alla fioritura dei ciliegi
Saint Young man 1

Piccolo gioiello. Gesù e Budda decidono di prendersi una vacanza e si trasferiscono a Tokyo dividendo un piccolo appartamento.Sembra l'inzio di una barzelletta, ed in parte lo è, visto che questo manga è praticamente una sit com, un trovata che può suonare irriverente per gli animi più devoti, ma anche a costoro direi di provare a leggerlo. E' talmente leggero, garbato, quasi affettuoso nel raccontare la vita di questi due "poveri cristi" (scusate, non potevo esimermi). In questo caso le caratteristiche così universalmente conosciute delle due divinità è usata come base per fare dell'umorismo. Funziona, almeno per il primo numero. La cosa che mi ha colpito di più è la distanza con il nostro modo di parodiare la religione cattolica dove prevale il livore alla voglia di far ridere. 

I tempi (andati) di Adachi
Nine 4 Arcobaleno di spezie 6

Ho passato gran parte della mia giovinezza Internet (il gruppo usenet It.arti.cartoni) a litigare su Adachi. Io ero uno dei pochi a difenderlo, con me anche Mattia Dal Corno, oggi valente redattore alla Panini. Gli altri lo accusavano di trame ripetitive, personaggi tutti uguali tanto da rendere impossibille distinguerli all'interno della stessa storia. Allora avevo più tempo libero, più "sacro fuoco", ma dietro l'opera di evangelizzazione al verbo Adaciano c'era un interesse diretto: far risalire vendite scarse era l'unico modo per leggere altre storie. Non andò benissimo, infatti la Star comics ad un certo punto ha lasciato spazio ad altri. Oggi escono talmente tanti titoli che lo zoccolo duro dei fan di Adachi è quasi una sicurezza rispetto alle tirature medie degli altri
Dopo anni ho capito che tutti i difetti del suo stile non c'entrano nulla con il disegno in senso stretto. Adachi ha tempi di lettura unici: quanto fermarsi sulla vignetta, la velocità di passaggio sulle tavole è diversa dagli altri autori. La sua maestria impareggiabil e proprio nel dilatare e comprimere "i tempi drammatici" .
Se si entra in quella giusta sintonia è pura arte invisibile. Come dice Scott Mccloud la magia si compie nella tua testa e nello spazio bianco tra le vignette.E vi posso assicurare che è Arte nel senso di via all'illuminazione.
A me sembrava tutto così ovvio e automatico, finché con il passare degli anni e dei titoli anch'io mi son trovato a scorrere le pagine troppo frettolosamente, a saltare numeri e dimenticare eventi. Adachi ha perso po' di tocco o io ho perso un po' di capacità di lasciarmi incantare.
Non ho parlato dei titoli, ma avrò modo di tornarci. Due pensieri veloci: in Nine è ancora troppo immaturo, non si differenzia abbastanza con tanti altri manga sentimental/sportivi . Arcobaleno di spezie invece cresce numero dopo numero, potrebbe conquistare un giovane lettore che non ha mai incontrato il Maestro, almeno sul fronte dell'umorismo.

Senza età
Oh mia dea 47- Uchu Kyodai 21

Uno sfigato con una vita da sfigato stravolta da una ragazza bellissima, dolcissima e spesso con poteri soprannaturali.  E' stata una formula del sicuro manga di successo per almeno un ventennio (Lamu, 3x3 occhi, Video Girl Ai, Tenchi Muyo.....) non ci stancavamo mai di quegli occhioni e di quell'esercito di ragazze strambe. Oh mia dea mantiene l'incantesimo abbastanza intatto e anzi la prevedibilità all'interno di qualche piccola variazione è proprio il segreto del suo successo.
Fratelli nello Spazio ha persino perso quella tensione iniziale in cui tutti ci aspettavamo una forma di confronto finale/riunione tra Mutta e Hibito rispetto alle loro ambizioni di astronauti, però non annoia e rimane secondo me in quella "zona aurea" in cui piace anche in assenza di grandi eventi

J.J. Urasawa 
Master keaton 7 -Billy bat 10
Visto che  giace in libreria un congruo numero di densissimi Keaton in libreria rimando ad aprile per le conclusioni, mentre Billy Bat ha semplicemente superato il numero massimo di colpi scena sopportabili. Ormai è come Lost, oltre ogni della logica. Si scoprirà che era tutto un sogno del pipistrello

Ancora tu...
Claymore 25-Detective Conan 80
Questi non li leggo neanche più. Claymore l'ho iniziato semplicemente per mancanza (in quel momento) di titoli fantasy da affiancare a Berserk. L'idea delle guerriere catalogate in una classifica (tipo Atp/Wta nel tennis) mi ha irritato non poco. Negli ultimi numeri la protagonista si vede a malapena. Alla fine l'ho trascinato tra qualche bella sottotrama e i mostri in stile Giger sempre belli da vedere.
Detective Conan è meno credibile di Topolino, il ragazzino è peggio di un incrocio tra un gatto nero e la signora in giallo, dove passa ci scappa il morto (di solito in una stanza chiusa dall'esterno). Ormai tifo apertamente per gli uomini in nero, di certo hanno meno vittime sulla coscienza

Tamarro e più tamarro
Battle royale 1-2-3

Fumetto cult che ha creato un piccolo genere, quello delle classi/scuole che si trasformano in un gioco al massacro. Al tempo lo snobbai, per la qualità dei disegni decisamente non all'altezza. Lo recuperano pensando che fosse un lavoro "seminale" per capire questi autori del xxi secolo e perché soluzioni tanto claustrofobiche (oltre alla "classi assassine" pensate solo a Gantz) piacciano tanto. Brancolo nel buio, rimane un fumetto disegnato male, la scelta di stravolgere le fisionomie per rendere le situazion più drammatiche e grottesche stanca dopo 10 pagine. Dopo 3 volumi siamo ancora alla presentazione dei personaggi e la metà di quelli presentati sono già morti. Scene di sesso come riempitivo.
Bah...Ho comprato tutta la serie in blocco in una svendita, non è che la prossima vittima sarà la mia pazienza?


Alan ford 72/1
Serialità vecchia scuola: se un gruppo di personaggi funziona spremilo fino all'esaurimento. Piccole variazioni nelle storie in questo volume e nessun innesto di grande valore.

giovedì 9 aprile 2015

Letture di marzo 2 - Altri americani, altri zombie

Il bambino e l'acqua sporca
Miracleman 11-16 edizione omnibus

Si conclude l'utopia supereroistica di Alan Moore mostrandoci le estreme conseguenze di affidare a superuomini la difesa dell'umanità. La miracle family e i loro alleati ultradimensionali prendono il potere, sostituiscono i corrotti e spietati governanti del mondo, ci liberano dal rischio di una guerra nucleare. Il prezzo è la totale perdita dell'umanità, intesa come imperfezione, inclinazione alle passioni e alla violenza. E quello che non si capisce se Alan Moore scelga questo epilogo per indicare un pericolo o una soluzione. Tanto più che l'offerta di "disumanizzazione" appare tanto più allettante dopo un olocausto provocato dagli stessi supereroi, concluso con una scena d'infanticidio d'impatto devastante. L'umanità è solo una razza inferiore da elevare o è un patrimonio unico nell'universo? La risposta non è netta, anche se la sensazione che rimane chiudendo il libro è che non sia un lieto fine.
Ma d'altronde nessuna recensione potrà mai contenere o illustrare tutto quello che Moore è in grado di infilare in un fumetto. Leggetelo, sapendo che non sarà una traversata né breve e né facile.

Deja vu
I zombie volume 1 image comics

Mike Allred è il disegnatore più amato dai disegnatori, quel suo stile finto retrò faceva impazzire tutti sin dai primi anni 90. Il culto per il personaggio Mad Man è stata una forma hipsterismo ante litteram (insieme al Ghost World di Clowes).
Lo ritroviamo dopo dieci anni passati in progetti vari sia per Marvel e Dc il cui unico appeal era "chissà come sarebbe (inserire Catwoman/wolverine/Daredevil) disegnato da Allred".  Eccolo che torna su una storia lunga (siamo ai 30 numeri). La sceneggiatura è di Chris Roberson (forse lo avete letto nello spin off di Fables Cinderella). La storia sfrutta a pieno le influenze pop dei disegni di Allred e racconta la storia di un gruppo di amici (lei zombie, lui uomo lupo, l'altra fantasma) alle prese con vari misteri dalle tinte horror/umoristiche. Tutto sembra già visto, tra i riferimenti alti (Rocky Horror e Un lupo mannaro americano a Londra) e ben più bassi (Being Human, Girls). Alla fine lo compri solo per i disegni di Allred.

Deadpool vol 1

Non essendo un vero Marvel fan, non ho mai sentito il bisogno di leggere Deadpool, usato per parodiare gli aspetti più seriosi o impresentabili della continuity dei suoi colleghi supereroi
Mi ha conquistato l'idea di un invasione di presidenti degli Stati Uniti morti e tornati per "ricostruire" l'America. Tanta ironia sulla società Usa non scontata, dove non si ride almeno si sorride e il mercenario canadese si è meritato almeno un secondo giro 

mercoledì 8 aprile 2015

Intermezzo (gattini + studio ghibli)

Ecco perché stata inventata internet. Altrimenti lo spot dello Studio Ghibli lo avremmo visto tra sei mesi

martedì 7 aprile 2015

Letture di marzo 1 - Uno zombie solo al comando

The Walking Dead 106-134 Image Comics

La fine della sesta stagione della serie Tv mi ha spinto a recuperare oltre due anni di numeri del fumetto. Ma prima di parlare di trama, di disegni, di pubblico e del perché il fumetto sia molto meglio della serializzazione, vorrei parlare di numeri.
Nata come una piccola serie indipendente, the Walking Dead esce ininterrottamente da oltre dieci anni con regolare cadenza mensile e, tranne la primissima parte, sempre con la stessa squadra creativa composta dallo scrittore Robert Kirkman e Charlie Adard. Quasi un miracolo che per realizzarsi ha bisogno di un'organizzazione ferrea, ma molto raccolta (un editor e un inchiostratore sono gli altri elementi indispensabili di questa squadra).
The Walking dead 1 vendette nel mese di debutto poco più di 7 mila copie, il n. 100 oltre 353 mila. Un successo costruito esclusivamente sulla solidità della storia, sulla professionalità e la qualità del comic book mensilmente consegnato al lettore. Il bianco e nero non permette grandi voli estetici? Un'azione costante e una trama fittissima non lasciano molto tempo a rimirare i paesaggi. Il segno di Adlard evolve lentamente senza stupire? Ecco che la cura dei volti e delle fisionomie, invecchiati con attenzione e su cui si accumulano i segni di tante battaglie, restituisce immediatamente la lunghezza del percorso fatto

Poi è arrivata la televisione. Un adattamento ottenuto non certo per le vendite eccezionali (intorno ai 20 mila al mese al momento del debutto in tv negli Usa). Secondo me la scelta dello showrunner Frank Darabont e del neltwork Amc è caduta su Twd proprio per la sua scarsa connessione con il comic supereroistico/avventuroso che tutti conosciamo. Nessuna complicata continuity, niente superpoteri e pochissimi riferimenti "cross o meta fumettistici" che tanto piacciono a noi fan, ma sono oscuri alle persone normali. Di contro Kirkman assicurava tanto buon materiale filmabile a basso budget e dalle forti rimembranze cinematografiche (pellicole su zombie, ma anche sopravvissuti e post-olocausto)

Il successo è stato superiore ad ogni aspettativa. Tanto che non solo ogni stagione apre battendo il suo stesso record di ascolti, ma addirittura la domenica sera TWD quest'anno ha fatto meglio di una cosetta come la partita di football americano trasmessa in diretta i cui diritti di trasmissione costano ai grandi network circa  2 miliardi di dollari l'anno

Sarebbe umano che Kirkman mettesse il suo piccolo fumettino "al servizio" della miniera d'oro della televisione. Cercando di portare su carta temi e momenti che funzionano in Tv, inseguendo il pubblico che non frequenta il mezzo ma la moda, proponendo ad esempio fumetti a colori, tie in, romanzi, speciali. Tutte strade percorse, ma con moltissima parsimonia e molto meno di tante franchise di ben minore successo.

Kirkman realizza su numeri mai visti prima proprio il sogno della Image e dei suoi fondatori: idee che si trasformano in macchine da soldi sfruttando ogni opportunità di commercializzazione ma rimanendo nel pieno controllo creativo dei suoi ideatori.

Proprio per questo il fumetto rimane ben distinto e mediamente migliore. Anche se gli eventi sono abbastanza sovrapponibili, in televisione il centro dell'azione è cosa dicono/fanno/ diventano un gruppo di personaggi stabili. Nel fumetto tutto è più corale, perfino Rick, il protagonista è diventato nel corso nei numeri consapevole che la sua vita è parte di una vicenda più grande che si  può riassumere in questa domanda "Come si ricostruisce la società degli uomini?"

Quasi a marcare questa diversità "Il ciclo all out war" è nato secondo me, con l'idea di spingere le cose dove la televisione non potrà mai arrivare. Il cattivo Negan, che all'inizio è stato criticato dai fan per essere una copia del governatore, è riuscito a sfuggire ad ogni confronto con altri personaggi carimastici dentro e fuori la serie. Il suo turpiloquio insistito, la convinzione che la società debba funzionare con il mutuo aiuto di tutti, ma al contempo sotto il suo arbitrio psicopatico, lo rende una macchietta solo al primo sguardo. Poi a ben pensarci il suo modello è quello di tanti dittatorelli sanguinari che abbiamo visto prosperare negli ultimi due secoli specie nei paesi "giovani" di Africa e Asia.
La tensione creata è altissima, Negan non è un avversario che basta eliminare, va battuto su tutta la linea. Non ci si ferma al confronto morale buoni/cattivi, ma qui si gioca sul piano etico:democrazia contro autocrazia. E la conclusione, forse non riuscitissima, cerca di non ridurre tutto ad un duello da western.

Il risultato è talmente accattivante che negli otto numeri successivi sembra non succedere nulla, è la prima vera crisi di crescita dopo dodici anni di climax ininterrotto, di colpo appare riduttivo tornare a concentrarsi sulle vicende di Rick, ormai affermato e acciaccato leader, e suo figlio.
Ma Kirkman sembra già avere in mente una svolta imprevista